FATE

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isabella21
view post Posted on 22/10/2011, 19:41




Credevo che visti gli andazzi generali non avrei più trovato ispirazione, invece...
Devo fare poche premesse importanti prima di iniziare.
-La struttura del testo è composta da due parti, quella classica e una raccontata da un personaggio. (Non vi dico chi, lo scoprirete leggendo) Ho diciamo usato la formula di Isabelle in The Little Princess che Ra sta traducendo (leggetela è un capolavoro ;))
- è ambientata a un anno da adesso per cui le cose che accadranno nei prossimi episodi sono inventate da me sulla base dei presunti spoiler.
- Diciamo che sarà abbastanza triste e anche drammatica, vorrei che foste pronteXD
- Mi odierete. Ve lo dico, lo sapete in anticipo, per cui sono pronta a ogni commento XD Lascio a voi scoprire il perchè :P
- infine, sono sotto stesura tesi con complicanze e preoccupazioni annesse, per cui a differenza di altre volte credo che posterò una volta ogni settimana, 10 giorni.
BTW vediamo come reagite al primo capitolo ;)
Buona lettura

FATE


Capitolo Primo
L’ereditiera



Nel novembre dei miei 15 anni mio nonno mi portò con se a Praga in uno di quei noiosissimi viaggi di facciata. Li odiavo profondamente perché rimanevo chiusa la metà del tempo in una delle tante case senz’anima di proprietà della nostra famiglia mentre lui passava il tempo in incontri ufficiali e cene di gala. Fu Andy, il figlio dell’ambasciatore inglese a salvarmi, chiese a mio nonno di farmi partecipare alla festa di un suo amico superando la sua diffidenza iniziale. Non si arrabbiò mai con me quando scoprì che mi avevano portato a una festa clandestina nel vecchio caveau di una banca con gente che avrebbe definito poco raccomandabile. Mi sono sempre chiesta se guardandosi indietro avesse provato del rimorso per non avere stroncato il pericolo alla radice. Quanto a me, maledii per anni quella scelta perché nel giro di poco tempo mi costrinse a maturare più di quanto una ragazzina di 15 anni avrebbe dovuto. Di tutte le cose che accaddero a partire da quel giorno, tuttavia , c’è una cosa che divenne parte della mia vita e la rese migliore: Chuck Bass.

Hamptons estate 2012

Blair… Blair Waldorf?- Dan si alzò dalla sedia proprio appena la vide avvicinarsi al tavolo che aveva scelto per fare colazione con lei.
Faccio colazione con te solo perché Nate è fuori con Eric- era sempre lei, testa alta, schiena dritta, tacco 12 e borsa Chanel. Senza degnarlo di uno sguardo, spostò la sedia e vi si sedette incrociando le gambe, lasciandolo in piedi a osservare la scena.
Come stai? Mi fa piacere che stai bene. Anche io sto bene. Grazie- farneticò lui ad alta voce con ironia, continuando a rimanere in piedi, sapendo che lei non stava neanche ascoltandolo ma che stava per lanciargli una battuta di contrasto e un ordine.
Prendimi un caffè, tazza grande, poco acquoso- nonostante i due anni in cui erano diventati pseudo amici, ogni volta che la scena si ripeteva non riusciva a trattenere quello sguardo, quello di chi odiava prendere ordini da soggetti viziati e irrispettosi.
Altro?- finse galanteria.
Controlla che la tazza non sia sporca-
Chiederò che la ripuliscano a mano- puntualizzò lui in tono sarcastico prima di dirigersi al bancone.

Quindi non me lo vuoi dire?- la interruppe dopo che aveva richiamato il cameriere per la seconda volta perché il latte era troppo scremato e perché il manico della tazza era leggermente rigato. Aver lavorato con lei gli aveva insegnato a capire che quello era il picco mattutino di una Waldorf nervosa.
Non so di cosa stai parlando- fece finta di guardare l’aiuola fiorita fuori dalla finestra .
Del perché oggi sei così nervosa- disse lui molto lentamente sapendo che stava addentrandosi in un campo minato.
Lavoro- rispose lei sorseggiando.
Lavoro?-
Che cosa stai insinuando Humphrey?- si voltò di scatto verso di lui sapendo che il suo fare giornalistico avrebbe continuato fino a ottenere anche solo uno stralcio di indizio.
Quand‘è l‘ultima volta che sei stata a casa Van der Woodsen?-
La settimana scorsa a cena- rispose di rimpiattino infastidita.
E Chuck e Serena come stanno?- chiese lui genericamente.
Credo bene- si guardò intorno per la stanza, evitando il suo sguardo.
Credi?- ecco perché odiava Dan Humphrey, perché nella vita non aveva ancora imparato a farsi un grande pacco di fatti propri.
Va bene.. - sbuffò alterata- Serena non mi ha parlato per tutta la serata e Chuck non c’era. Sei felice?-
La osservò mentre cercava di impedire alla tristezza di impossessarsi dei suoi lineamenti, volgendo velocemente lo sguardo alla finestra per l‘ennesima volta. Stava impedendogli per l’ennesima volta di cercare la verità nascosta in quei silenzi, quelli che riaffioravano ogni volta che toccava questo tasto.
Dan abbassò lo sguardo sulla sua colazione. Doveva dirglielo o era meglio tacere?
Smettila di fare quella faccia, so già tutto quello che non sai se devi dirmi-
Lo sai?- chiese lui sorpreso. Non aveva mai capito come funzionasse il Waldorf radar, ma funzionava molto bene.
Che il grande Chuck Bass è stabilmente accompagnato alla nipote del più grande magnate del mondo bancario nonché terzo uomo più ricco del pianeta?- recitò a pappagallo alcune righe che lui stesso aveva scritto sulla questione.
Mi spiace non averti detto..-
Che stavi seguendo le battute di caccia di Chuck? Io e lui non stiamo assieme, non mi interessa con chi sta- lo fissò fingendo un sorriso.
Quindi non ti reca fastidio sapere che è stata ufficialmente ospitata qui agli Hamptons in famiglia da Lily, Eric e Serena…- proseguì Dan convinto che più lei avesse saputo di Chuck, più avrebbe deciso come comportarsi. Aveva sofferto troppo per lui, gli aveva dato troppo di se stessa da distruggere ciò che rimaneva di sano del loro rapporto. Meritava un uomo diverso.
Sono felice per lui- rispose velocemente fingendo un altro sorriso di coincidenza.
E risparmiami il solito discorso di rito. Sto bene. Sono una donna di successo e ho tutti gli uomini che voglio. Chuck Bass è solo un tenue ricordo di una pagina completamente errata della mia vita-
Sono felice di sentirlo, hai faticato tanto per arrivare dove sei adesso, non varrebbe certo la pena retrocedere per quest’ennesima delusione- Blair abbassò lo sguardo alla sua tazza di caffè ormai vuota. Aveva lottato con le unghie e i denti per ritrovare se stessa e cucire nel mondo un posticino tutto suo, qualcosa che definisse lei e la differenziasse dal mondo attorno, e ci era riuscita. Poteva dire di essere Blair Waldorf, redattrice di un importante rivista di moda, non la figlia di o la fidanzata di.
Tuttavia, se nessuno era riuscito a contraddirla o il suo percorso, ci era riuscito quell’uomo che durante quell’anno era diventato solo un nome che compariva e scompariva dalle testate di finanza e da quelle gossip. Si era a lungo chiesta se la sensazione che provava fosse ancora la delusione per il fatto che avrebbero potuto avere tutto, ma erano rimasti con il niente assoluto perché avevano errato troppo e lacerato troppo a fondo. Eppure nel tempo si era spesso ritrovata a pensare a lui e, man mano, si era ritrovata a provare la mancanza per le piccole cose che lo caratterizzavano, che li avevano legati. Aveva visto le foto con quella ragazza e seppur riconoscendolo non era riuscita a convincersi che ciò che stava osservando fosse quel lui di cui si parlava o semplicemente quel lui che lei conosceva meglio di chiunque altro. Non aveva mai detto a Dan che pensava ancora a Chuck, non avrebbe capito, nessuno poteva capire.
Devo andare- gli rispose chiudendo l’argomento Bass, avvicinandosi alla sedia accanto per afferrare la borsa e alzarsi.
Ti devo accompagnare?- si alzò anche lui.
E rovinarmi le mie nuove Loboutin?- rispose lei spontaneamente.
Ti accompagno alla macchina allora-


Conoscevo molto bene gli Hamptons perché mia nonna mi ci portava quando ero una bambina. Possedevamo 8 residenze solo li, così ogni volta che decidevamo di passarci qualche giorno mettevamo i nomi in un contenitore e tiravamo a sorte. Vi rimanevamo poco però, io ho sempre preferito la residenza a Ponza o la casa di Capri e il fatto che mio zio fosse italiano aveva ampiamente contribuito a farmi apprezzare la sua terra.
Una delle cose che mi disgustava degli Hamptons era la colonizzazione dell’alta società, le feste continue a cui si andava solo per mostrare di essere in città, tutto quello sfarzo privo di criticità a cui eravamo costretti a partecipare per questioni di etichetta. Ho sempre amato le feste, e il fatto che la mia famiglia fosse una delle più potenti al mondo mi impediva di deprezzare il lusso e le comodità di cui usufruivo da quando ero nata, ma i nonni mi avevano sempre insegnato che nella vita ostentare poteva essere pericoloso. Per questo sono cresciuta in un piccolo paese di provincia, educata al rispetto di ogni classe sociale e presentata al mondo col contagocce.


Black and White Party, residenza estiva dei Van der Woodsen

Già mi immagino cosa diranno- bisbigliò sottovoce in modo tale che solo lui potesse sentirla.
È il bello di questa feste- le porse la mano per aiutala a scendere i gradini che davano al gazebo.
Giusto, dimenticavo di essere a braccetto al rampollo più discusso di questo emisfero-
Dare scalpore è la mia missione-
Di sicuro quel completo giallo fa la sua parte-
Calò il silenzio per qualche gradino poi lo senti fermarsi e trattenerla con se a pochi passi dalla loro prima uscita pubblica ufficiale.
Se rimani a New York è un passo obbligatorio- stava parlando seriamente lasciando trapelare un timido accenno di preoccupazione mentre suoi occhi nocciola la fissavano quasi cercando una conferma, o semplicemente una promessa che sarebbero caduti in piedi.
Adoro entrare nell’arena e guardare in faccia il nemico- lo rassicurò in totale sicurezza, appoggiandogli una mano sulla guancia per togliergli un granello di sabbia che si era depositato vicino all‘orecchio in uno dei tanti gesti intimi a cui entrambi si stavano lentamente abituando. Non poteva dirgli che anche lei aveva paura, varcare quella porta significava ridisegnare le loro vite pubblicamente, spiegare al mondo tante, troppe cose. Ne avevano discusso a lungo, anche con le loro famiglie e era stato deciso che quello sarebbe stato il momento giusto e il modo giusto per iniziare a rendere quel legame di dominio pubblico. In realtà era stato un passo obbligato, da quando avevano deciso che non importava se qualcuno poteva vederli assieme erano finiti su ogni copertina e notiziario possibile degli ultimi mesi.
Afferrò la sua mano e gliela strinse con fermezza, quando il suo viso si distese capì che era giunto il momento.
Fu questione di attimi prima che le luci dei flash iniziassero a abbagliare Chuck Bass e Dafne Ginevra Harvey, seguiti in pochi istanti dagli sguardi colpiti dei presenti e dai commenti maliziosi.
Se non bevo immediatamente della vodka credo che potrei insultare qualcuno Chuck- mormorò lei trai denti plasmando un sorriso di circostanza rivolto alla moglie del sindaco con cui avevano appena chiacchierato. Lo sentì trattenere una risata.
La saletta bar privata è nell‘ala ovest della casa- le sussurrò lui all’orecchio.
Sappi Chuck Bass che verrai ricompensato lautamente a tempo debito-si voltò verso di lui sorridendogli furbamente.
Ru-fia-na- le rispose scandendo con voce suadente e sguardo ammiccante quella parola in un italiano imperfetto.


Ehi hai visto, Blair è tornata dalla Francia- Eric la scorse dal balcone che dava sul giardino, era impossibile non notarla perché appena era uscita verso il gazebo i flash dei fotografi avevano iniziato a scattare incessantemente.
Serena si sporse per vedere la sua ex migliore amica. Il suo sguardo parve caldo e sereno per un secondo prima di ritrasformarsi in una maschera di indifferenza.
La trovo in forma- commentò spostandosi per non farsi vedere.
Ti manca- la conosceva troppo bene.
Non importa-
È la tua migliore amica-
Lo era prima di mentirmi e prendermi in giro-
Forse dovr-
Vado a salutare Chuck e Dafne-


Da quando era arrivata non era riuscita a tirare il fiato un secondo. Cece l’aveva bloccata a conversare di Parigi, Lily l’aveva presentata a alcuni nuovi membri delle Bass e ogni persona che la conosceva voleva sapere come stesse e che le raccontasse di come mai aveva mollato il principe e non era più tornata a casa. Peccato che ogni singola conversazione concludeva con una battuta o una domanda su Chuck e la sua nuova donna. Aveva bisogno di bere. Sapeva che Cece aveva un minibar proprio sul lato opposto della casa, ci andava sempre a fregare gli alcolici alle feste estive con il NJBC. Sgattaiolò fuori dal bar ripercorrendo quei corridoi in cui si era rincorsa con Serena quando la costringeva a giocare al Lupo mangia frutta. La stanza era vuota e le rifiniture ancora in perfetto stile retrò. Prese dal bancone la bottiglia versando il contenuto nel bicchiere del vassoio con tranquillità. Sorrise appena si accorse che aveva scelto istintivamente il bicchiere con le iniziali di Chuck, quelle che in un pomeriggio di sbronza aveva rigato lui stesso. Il primo sorso fu liberatorio. Il secondo dissetante, al terzo era relassata. Chiuse gli occhi per poter gustare quel silenzio e quella pace. Ricordava quando con il NJBC si sdraiavano sul divano al centro della stanza e fissavano il soffitto assorti dopo aver bevuto tutto quello che trovavano. La stessa quiete, la stessa famigliarità. Anche la libreria del salotto aveva ancora i segni con cui registravano ogni estate la loro altezza. Si ritrovò a passare con un dito il profilo di ogni nome.
Era strano accettare quanto facesse male il leggere semplicemente quei nomi e realizzare la propria infelicità.
Stava toccando con delicatezza la C del suo nome quando una voce femminile la interruppe.
Anche io ne avevo uno identico a casa, mia nonna ha continuato a volermi misurare fino allo scorso anno- Blair fece in tempo a asciugarsi la lacrima che era scesa sulla guancia destra prima di trovarsi di fronte alla donna più discussa della festa.
Tutti sapevano chi fosse, ma aveva la fama di essere irraggiungibile. Blair la fissava sorpresa, sorpresa da come il Valentino bianco dai bordi neri che stava indossando le aderisse perfettamente dandole un tocco di raffinatezza impeccabile, da quanto quei capelli castano scuro che le cadevano delicatamente sulla schiena abbronzata senza acconciatura o senza il minimo gingillo la facessero apparire di un eleganza innata. Era bellissima. Lo sapeva dalle voci di corridoio e poi dalle foto con Chuck, ma dal vivo lasciava senza parole. Quasi intoccabile. Gli occhi caramello e le lunghe ciglia, la pelle ambrata dal sole, le gote leggermente rosse e quei lineamenti dolci e duri allo stesso tempo.
Non le piaceva sentirsi a disagio, ma in quel momento era ciò che provava e non le piaceva. Si accorse solo dopo che anche lei la stava studiando attentamente. Replicò con la stessa intensità.
Non parlo con gli sconosciuti- rispose Blair pronta a affondare la prima lama. Non le piaceva che la donna del suo ex si permettesse di parlare con lei senza essere introdotta.
Dafne sorrise spontaneamente poi iniziò a camminare verso il bar per versarsi un drink. Blair si aspettava tutto ma non quella reazione.
Sai Blair, sono anni che aspetto di incontrarti. La tua fama ti precede-
Mi fa piacere, così non devo sprecare il mio tempo a dirti cosa puoi o non puoi fare sul mio territorio- la ammonì acidamente. Non capiva se la infastidisse di più il fatto che fosse quasi eterea o il fatto che sembrava avesse carattere da vendere.
Mi avevano detto anche questo di te…- alzò il bicchiere e iniziò a sorseggiare.
Benissimo, allora saprai anche che non abbiamo più niente da dirci- concluse Blair pronta a lasciare la stanza ma la ragazza le si mise di fronte impedendole di raggiungere la porta.
Dafne Ginevra Harvey. Questo è il mio nome, Blair, anche se dubito seriamente che tu non sapessi chi fossi. Tuttavia da questo momento non siamo più due sconosciute.- Blair la fissò presa in contropiede.
‘è una delle ragazze più sveglie e machiavelliche che abbia mai visto in vita mia. Non si fa mettere i piedi in testa a nessuno’ quella descrizione che Cyrus le aveva fatto le tornò alla mente.
E Blair… -prese un altro sorso prima di terminare- nessuno mi dice cosa posso o non posso fare. Io non lo dico a te e tu non lo dici a me. Spero di essere stata altrettanto chiara. Alla prossima conversazione- Blair adesso era irritata.
Ne dubito seriamente- le rispose facendo un passo verso di lei al fine di intimarla a spostarsi dalla sua strada. Non lo fece. Rimase ferma a fissarla senza dare cenno a un minimo ripensamento. Blair la fissò un ultima volta con aria di sfida e si decise a schivarla spostandosi di lato e andarsene. Quando uscì aveva le gote in fiamme. Quella ragazza era una minaccia, andava debellata.


La prima volta che sentii parlare di Blair Waldorf fu per bocca di Chuck Bass, ai tempi era ancora la fidanzata del suo migliore amico ma ciò non mi impedì di leggere qualcosa di più profondo nel cambiamento di espressione che lessi sul suo viso alla sola pronuncia di quel nome. Col tempo imparai a conoscerla attraverso i suoi stati d’umore e quelle poche esternazioni che trapelavano dopo un bicchiere di scotch in più. Una cosa su di lei era certa, nessuno aveva influenza su Chuck Bass tranne quella ragazza, era come se ne dipendesse totalmente, come se la loro relazione vivesse appesa un filo con due estremità: vivi o morti. Mi chiesi per molto tempo cosa avesse di così speciale per riuscire a spezzarlo e ricostruirlo ogni volta. Fu solo quando la incontrai per la prima volta che lo capii.


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